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ansia




L’ ansia è un’emozione che sperimentiamo tutti, essa  accompagna il percorso della vita e conferisce il valore e la valenza emotiva  agli eventi a seconda della sua intensità.

Essenziale per la sopravvivenza quando essa è contenuta e al punto giusto da indurre motivazione e coraggio per affrontare un compito impegnativo;  patologica,  fino alla paralisi e/o al panico di una presunta e imminente catastrofe quando essa diventa eccessiva, “insopportabile”.

Il termine ansia deriva dal latino anxietas (preoccupare, turbare, strozzare, soffocare). Essa è connessa con la percezione e cognizione di pericolo, frutto di una preoccupazione esagerata, che diviene  disfunzionale per il raggiungimento dei propri scopi e per soddisfare i propri valori, in tal caso l’ansia non è altro che  l’anticipazione  di una minaccia futura. Ne consegue che la persona è sottoposta a uno stress continuo con malessere che caratterizza il proprio vivere quotidiano. Da ciò si differenzia sottilmente la paura che rappresenta la risposta emotiva  a una minaccia imminente, reale o percepita.     

Quando una persona avverte ansia si trova in uno stato di allarme, per cui tende subito a capire cosa stia succedendo, ad es. si guarda intorno, controlla il suo corpo, può richiedere la presenza di una persona vicina e cercare rassicurazione o attivare un comportamento di fuga da una situazione o da un luogo ritenuti pericolosi. Il corpo reagisce con una forte attivazione neurovegetativa, come tachicardia, forte tensione muscolare, sensazioni di non poter respirare o di soffocare,  paralisi, vertigini. Tali sintomi derivano dall’attivazione dell’asse ipotalamo- ipofisi- surrene, deputato a gestire situazioni di stress e pericolo, vale a dire che quando l’organismo percepisce una minaccia dal cervello partono impulsi e attivano il rilascio di neurotrasmettitori e ormoni che agendo sui vari organi (cuore, intestino, muscoli, polmoni ecc. ) li preparano a reagire al pericolo mediante la ridistribuzione delle risorse necessarie a mettere in atto ciò che ai fini della sopravvivenza è definita reazione di attacco o fuga. Immaginate un leone che vede un cerbiatto, per attaccare,  ha bisogno che il sistema circolatorio, respiratorio e muscolare sia ben attivato perchè possa correre e prendere facilmente la preda. Nel contempo la stessa attivazione sarà necessaria al cerbiatto per fuggire  e sopravvivere.  Anche nell’uomo dinnanzi a un pericolo si verifica la stessa reazione di allarme che è necessaria  e ha lo scopo di proteggerlo e garantire la sopravvivenza, ma se l’ansia diviene cronica, basata su preoccupazioni esagerate e persistenti, diventa patologica e crea uno stato continuo di malessere e turbamento che necessita di cure appropriate e specialistiche. Oltre che di un eventuale trattamento farmacologico,  a cui non sempre vi è una buona risposta, è necessario affrontare il disturbo  con interventi brevi di psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale che nella letteratura scientifica risultano quelli maggiormente efficaci.

L’ansia può dare luogo a varie forme patologiche che nel DSM -5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) trovano la seguente classificazione:

  • Disturbo d’ansia di separazione
  • Mutismo selettivo
  • Fobia specifica
  • Disturbo d’ansia sociale
  • Disturbo di panico
  • Agarofobia
  • Disturbo d’ansia generalizzato
  • Disturbo d’ansia da condizione medica
  • Altro disturbo d’ansia specifico
  • Disturbo d’ansia non altrimenti specificato